Cerco di allontanarmene, di scappare
via. È troppo doloroso.
Non posso, non ci riesco.
Eppure lo faccio lo stesso quasi ogni
giorno.
Oggi mia madre ha svuotato il suo
comodino. Mi ha consegnato quelle piccole cose che conservava da
chissà quanto tempo.
Piccoli oggetti quasi insignificanti ma
ancora di grande utilità. No, alcuni ormai erano antiquati, ma credo
che risulterebbero utili ancora oggi volendo.
Una decina di chiodi d'acciaio, mi
hanno strappato un sorriso nonostante le lacrime agli occhi.
Un'infinità di cappelletti di camere d'aria delle ruote delle
macchine che ha posseduto molto tempo fa. Una molla, dei ribattini,
due o tre dadi con bulloni, una vecchia chiave, delle pietrine di
accendini e un piccolo serbatoio di cherosene vuoto come ricambio per
quegli accendini che si caricavano con quel tipo di carburante.
Li ho conservati tutti, uno per uno.
Non posso buttarli via. Come potrei farlo?
Ne escono fuori ogni giorno, la sua
presenza si fa sentire così fortemente. Metter via la sua roba è un
tormento terribile. Il mio petto si gonfia di dolore ed io non so
come tirar fuori tutto questo urlare represso.
Non passa giorno che non abbia bisogno
di lui. Lo chiamo spesso nei miei pensieri. L'aspetto ancora quand'è
ora di pranzo, guardo fuori dalla finestra oltre il cancello quando
sento passare una macchina, ma poi mi rendo conto che la sua auto sta
ferma parcheggiata proprio di fronte a me.
E mi si spezza il cuore.
Ma dove sei? Quando torni?
Non riesco ad accettarlo, è troppo
grande per me questa cosa. Com'è possibile che non ci sia più?
Era una persona, ci parlavamo, gli
stringevo la mano quando stava male.
Gli toccavo la fronte con la scusa di
vedere se aveva la febbre come spesso succedeva, ma la realtà era
che volevo accarezzarlo. Sapevo che non avrei potuto farlo mai più
se non in quel poco tempo che ci era concesso di stare ancora
insieme.
Alla fine poi l'ho fatto.
Gliel'ho dato quel bacio sulla fronte.
L'ho fatto da vigliacco, ho aspettato
che dormisse. Non lo so perché, forse per vergogna, nella nostra
famiglia non ci sono stati mai molti episodi di tenerezza fra di noi.
Gli ho detto che gli volevo bene.
Bisognava alzare la voce con lui perché
aveva problemi di udito, ma sono sicuro che mi ha sentito benissimo
quando l'ho detto.
Mi piace crederlo.
Voglio crederci.
Non faccio che piangere. Ma come si fa
ad essere forti?
Mi manca da morire ed ho paura di non
farcela.
Cosa succederà quando saranno messe
via tutte quelle sue piccole cose?
Cosa ne sarà di lui?
Cosa ne sarà di me?
Io ti capisco, ho perso mio padre sei anni fa e credimi, ogni volta che tornavo a casa dei miei, passavo il tempo in cucina a guardare fuori dalla finestra in attesa del suo ritorno a casa, è assurdo, ma in un certo senso lo aspettavo. Ho perso mio padre in modo improvviso, senza avvisaglie, stava benissimo fino a 5 minuti prima, poi un ictus e un attimo dopo non c'era più. Come accettarlo? E' stata dura, è dura perchè comunque penso spesso a lui e le tracce di mio padre sono ovunque a casa dei miei e così ancora oggi non riesco a rimanere in quella casa per troppo tempo, il bisogno di scappare è sempre fortissimo. Luca mi ha aiutato molto, è importante avere vicino qualcuno con cui sfogarsi, con cui potere parlare apertamente e tu lo stai facendo sul tuo diario virtuale. Volevo solo dirti questo, che ti sono vicina e che capisco perfettamente quello che provi.Un abbraccio da Sabrina&Luca
RispondiEliminaE' un dolore tremendo che sembra non finire mai. Mi spiace per il tuo babbo, spero che ovunque siano possano incontrarsi e brindare con un buon vino, lui non si tirava mai indietro per un bel bicchiere in compagnia.
EliminaGrazie per l'abbraccio che ricambio fortemente.
Sono passata a lasciarti un saluto da una Bologna ricoperta di neve.
RispondiEliminaSabrina&Luca
Grazie del saluto. Brrrr, chissà che freddo lì da voi. Io la neve la vedo raramente, e quando scende dura solo per poche ore. Niente pupazzo quindi. Ciao bellissimi, un abbraccio a tutti voi.
EliminaIl titolo del tuo blog ti da una piccola risposta.
RispondiEliminaLa vita, implica una fine. Quando ci affezioniamo a qualcuno, sappiamo che prima o poi andrà via, in un modo o nell'altro. Ma dicono che fino a che portiamo dentro di noi il ricordo, essi continuano a vivere, a farci compagnia. E allora portalo su un prato, sotto il sole, e dagli un forte abbraccio e urlagli quanto gli vuoi bene. Di sicuro lo sentirà. Di sicuro lo sentirai tu.
Ti abbraccio,
Emil
Il ricordo di lui sarà sempre vivo per me, e come dici tu penso anch'io che sentirà tutti i miei pensieri che lo riguarderanno.
EliminaGrazie per il tuo abbraccio e ricambio.