Si sconsiglia la lettura a chi è
debole di stomaco.
Annuncio di cronaca; notiziario di
un' emittente televisiva locale:
Tragico incidente avvenuto questo
pomeriggio a Xxxx. Un bambino di dodici anni è annegato in un
laghetto vicino al campetto di calcio in cui giocava da solo. Si
suppone che il piccolo nel tentativo di recuperare il suo pallone
finito in acqua, non sia riuscito a riguadagnare la riva dopo essersi
imprudentemente inoltrato nelle gelide acque.
Un duro colpo per il piccolo centro
abitato; i cittadini nel loro cordoglio, shoccati per l'avvenuta
tragedia, manifestano tutta la loro solidarietà verso i familiari
del bambino.
Stessa notizia trasmessa dalla
rai/mediaset:
(Motivo musicale triste di
sottofondo. La voce della giornalista è quasi struggente, al limite
delle lacrime.)
Il pomeriggio di Xxxx inizia con un
tristissimo e shoccante evento. In questa giornata fredda, sotto
questa grigia coperta di nuvoloni che sembrano sul punto di lasciarsi
andare in una pioggia scrosciante, vi è situato un campetto di
calcio spoglio del suo manto erboso. È un terreno in cui l'erba a
stento riesce a far capolino dal suolo perennemente calpestato da
centinaia di piccole scarpette che si muovono velocemente avanti e
indietro ogni giorno a rincorrere il pallone che sembra non volersi
mai far raggiungere. Ed è proprio qui, in questo campetto che il
piccolo Marco, perché è così che abbiamo deciso di chiamarlo per
il rispetto verso la sua famiglia, perché non vogliamo che dicendo
il suo vero nome in qualche modo possiamo turbarla, giocava a
rincorrere il suo pallone tutto da solo mentre con la fantasia volava
felicemente a sognare di impersonare il suo attaccante preferito
della squadra del cuore di cui andava fiero.
Marco ha dodici anni e tutto un
avvenire davanti a se. Probabilmente... anzi, ne siamo sicuri,
sarebbe andato avanti per l'intero pomeriggio fino a tarda sera se il
destino non si fosse messo a intralciare il corso degli eventi.
Un destino crudele; crudele come quelle
gelide acque del laghetto adiacente al piccolo campo di calcio. Un
laghetto sinistro, assassino. Sì, assassino, questa è la parola
adatta a lui. Non ci sono altri termini per descrivere quest'enorme e
profondo fosso ricolmo del suo liquido scuro come la notte. Il
piccolo Marco lo conosceva bene quel lago, c'era vissuto da sempre
accanto ad esso. Per lui era semplicemente un placido spettatore
delle numerose partite che faceva insieme ai suoi amichetti ogni
giorno. Ma le cose sono cambiate all'improvviso. Quel tranquillo
spettatore si è voluto prepotentemente protagonista in questo
pomeriggio truce. Ha voluto mostrare per intero tutta la sua crudeltà
verso quello che sarebbe stato un futuro calciatore. Ma Marco non
l'ha temuto, non si è lasciato sopraffare dall'inquietante
avversario. Non ha esitato un attimo a lanciarsi nelle sue gelide
acque per recuperare il pallone finito accidentalmente nella sua
stretta mortale. Marco ha lottato per liberarsene, ma lui non ha
mollato la presa. Ha gridato, ha gridato aiuto più forte che ha
potuto nella speranza che qualcuno potesse sentirlo, ma lì con lui
non c'era nessuno in quel momento. Dove sono i miei amici? si sarà chiesto. Ha lottato, si è battuto fino alla fine finché l'acqua non
si è fatta strada nei suoi polmoni soffocando le sua ormai gracili
grida.
Ha perso!
Sì; ha perso contro un avversario più
forte di lui. Non aveva nessuna possibilità di vincere e si è
lasciato andare in quel silenzioso fondale tenebroso. Il suo ultimo
pensiero è stato per la sua squadra del cuore, per il suo attaccante
preferito che in quel momento si allenava pure lui da qualche parte
in un campo di calcio che certamente era migliore del povero quadrato
di terra spoglia della sua erba, in cui lui giocava da una vita.
É stato un passante mentre tornava dal
lavoro ad accorgersi di quel corpicino galleggiante, ormai privo di
vita. Non ha perso tempo e si è tuffato per soccorrerlo ma, ahimè,
tutto è stato vano. Quanto avremmo sperato che quella persona fosse
passato di lì un attimo prima, e che il miracolo fosse accaduto, che
ti avrebbe salvato, così l'indomani, lasciatoci dietro questa brutta
avventura, avremmo tutti giocato insieme a te a rincorrere
l'imprendibile pallone.
I cittadini sono shoccati e arrabbiati.
Quel lago non doveva esserci lì. Doveva esserci almeno una
recinzione a circondarlo per evitare tragedie simili. Ma gli errori
degli altri si sa, si ripercuotono sempre su chi è incapace di farne
fronte. Per il piccolo Marco è stato così, una vita spezzata, ci ha
lasciati per lo sbaglio di qualcun altro, quel qualcuno che in questo
momento si starà tormentando per non aver agito nel migliore dei
modi, e starà facendo i conti con la propria coscienza.
Ma ormai ora è troppo tardi. Ciao
Marco, ti ricorderemo sempre così (foto), col tuo sorriso e i tuoi
sogni che volano alti lassù nel cielo.
(Il motivo musicale triste si
affievolisce lentamente, fino a lasciar spazio alla successiva
notizia.)
vomitevoli
RispondiEliminaL'hai detto. Una cosa vergognosa.
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