Forse dipenderà dal fatto che a forza
di automatizzarci pure noi stiamo diventando delle macchine e che
ormai non ci rendiamo più conto di quello che ci capita.
Dovendo fare un'operazione all'ufficio
postale molto importante di cui si richiedono documenti, firma e
altre cosette varie, mi reco non con molto entusiasmo presso
l'edificio sapendo già che essendo i primi giorni del mese e quindi
di pensioni, ci troverò una marea di persone ad affollare la piccola
stanzetta cosiddetta “sala d'aspetto”. In realtà somiglia più
ad uno sgabuzzino che ad una sala; paese piccolo, ufficio piccolo.
Infatti già in lontananza vedo che
dalle Poste la folla strabocca come un fiume in piena. Potessi
rimandare lo farei più che volentieri, ma purtroppo tocca fare la
fila. Mi informo su chi è l'ultimo arrivato di loro e mi appiccico a
lui come una sanguisuga. Fuori saremo quasi una ventina, dentro non
oso pensare in quanti siano ammucchiati. Odio questi giorni, se penso
che quando non ci sono di mezzo le pensioni gli uffici sono sempre
vuoti, mi viene da rosicchiarmi i gomiti.
Qualche oretta è passata, finalmente
pure io riesco ad infilarmi nella ressa all'interno, per qualche
strano motivo fortunatamente le cose sembrano andare abbastanza
velocemente. A differenza da fuori dove le persone parlottano del più
e del meno, all'interno nessuno fiata, sembra di trovarsi in chiesa
tutti con la testa china a pregare o a sonnecchiare. Ma son cosette
passeggere, succede sempre che un ardito dica solamente due parole
che tutti quanti come se avessero avuto il consenso per parlare si
aggreghino a lui in un vociare incomprensibile. Finisce subito, come
una piccola onda che si infrange sulla sabbia, sembri vederla
allontanarsi lentamente mentre la sua schiuma sparisce in un lieve
fruscio. Ricordo che una volta l'impiegato di turno sentendo il
vociare molto forte, urlò contro di loro come se fossero bambini,
che non si trovavano al mercato e che bisognava fare silenzio.
Probabilmente era di pessimo umore e lo scaricava sulle persone
attorno a lui. Naturalmente nessuno osò contraddirlo, non ci si
inimica uno di cui poi si ha bisogno.
Una vecchia in vena di fare la furba
convince le persone davanti a lei che deve solo pagare un conto
corrente, che la pensione l'ha già ritirata due giorni fa e che sarà
una cosa velocissima. Infatti lo è velocissima, solamente che poi
comincia a chiedere informazioni sul suo conto privato dove costringe
l'impiegata a cercare e intrufolarsi tramite computer in chissà
quali meandri della rete facendo passare almeno quaranta minuti buoni
di attesa di risposte speranzosamente buone. Tra i mormorii delle
persone intorno riesco a captare che c'è in corso un progetto di
linciaggio per la vecchia, fortunatamente per lei si salva per il
rotto della cuffia, ancora qualche minuto e sarebbe stata bella che
cotta.
Arriva il mio turno. Consegno i miei
papiri alla graziosa impiegata dietro al vetro. L'operazione sembra
avviarsi bene senza intoppi.
SEEEEE, COME NO? TI PIACEREBBE!!!!!
Serve il codice fiscale. Nessun
problema, lo tiro fuori dal portafogli e glielo consegno.
<< Serve il codice fiscale >>
mi fa lei.
Un po' smarrito e sorpreso da ciò che
sento, confusamente cerco di nuovo nel portafogli chiedendomi cosa
cazzo le abbia consegnato.
No no, le ho dato proprio il codice
fiscale, ma allora non capisco che cosa voglia.
<< Questo ormai non è più
valido >> dice. << Il cartaceo non è più in vigore. >>
<< Come sarebbe? Il codice però
è sempre lo stesso. >>
Sembra non voglia sentire ragioni.
Essendo più maneggevole ho sempre preferito portarmi dietro il
codice fiscale cartaceo nel portafogli perché quello su tessera
probabilmente rischierei di danneggiarlo sedendomici continuamente
sopra. Mi riconsegna l'oggetto in questione aspettandosi che le dia
quello su tessera, ma io non avendolo con me imperterrito riprovo a
rifilarle lo stesso sperando che mi venga incontro e che non faccia
quello che orribilmente temo che faccia appunto. Ammucchia tutti i
foglietti, documenti e quanto resta e me li infila sotto il vetro
annullando tutta l'operazione che sembrava andare a buon fine.
<< Torni col codice fiscale >>
gracchia lei.
Ore di fila andate a puttane. Sento
esprimere parole di cordoglio verso di me dalle persone che mi
circondano mentre a testa china esco sconfitto e sofferente per il
tormento subito.
L'indomani solita storia, la consueta
fila ma stavolta per fortuna con meno gente.
Siamo di nuovo faccia a faccia, io e
lei con uno spesso vetro a separarci. Consegno tutto l'armamentario
compreso la tessera del codice fiscale.
Mi guarda strano, la mia faccia diventa
un solo punto interrogativo:
<< Che c'è? >>
<< Deve darmi la sua tessera
sanitaria, questo codice fiscale è obsoleto. >>
<< Cos'è? >> urlo io non
riuscendo ad afferrare bene le sue parole da dietro il vetro ma
comprendendo perfettamente che sta per incasinarsi ancora la
situazione.
<< Questo non serve più, deve
darmi la sua tessera sanitaria. >>
Non ho più parole, non so più nemmeno
dove mi trovo. Non riesco a dire niente per non so quale strana
reazione della mia mente, confusione, smarrimento, catatonia... vedo
rane che volano, treni che danzano la mazurca, la gatta con la zampa
di lardo, cresce l'erba che campo cavalla... se questo non è un trip
non so proprio che diavolo sia!!!???
Sento la voce dell'impiegata riportarmi
alla realtà, dice di andare a casa e di tornare con la tessera
sanitaria, dice che mi farà passare senza dover rifare la fila, che
poi risolveremo tutto.
Io vado. Obbedisco e vado. Sì, mi sembra che
vada. Vado e torno.
È stata di parola, mi ha fatto saltare
la fila senza problemi. L'operazione prosegue perfettamente. Quando
prende la mia tessera sanitaria in mano mi viene quasi un colpo
aspettandomi chissà quali altri problemi.
Con la sinistra legge la tessera, con
la destra digita il codice sulla tastiera, e poi me la riconsegna
passandomela da sotto il vetro.
Rimango a bocca aperta, cerco di
articolare parola ma tutto quello che ne esce fuori sono solo sillabe
incomprensibili.
<< Allah... ajaja... llalla...
allalla... >> Comincio a temere che la gente pensi che mi sia
convertito alla religione islamica.
Ma... non ci credo, è una cosa assurda. Come può essere?
Ma... non ci credo, è una cosa assurda. Come può essere?
Insomma, non ha nemmeno fatto finta di
strusciare la tessera su qualche macchinario per leggerla in
automatico, ha solamente digitato il codice a mano. Cosa che poteva
fare benissimo con quello cartaceo. Il codice è sempre quello no? È
sempre lo stesso no? Mi sbaglio? Sono in errore? Sto impazzendo?
A cose fatte esco scioccato continuando
a biascicare parole senza senso, chiedendomi se tutto questo sia
successo veramente oppure sia soltanto frutto della mia mente bacata.
Passi pure che ti cambino il cartaceo
con la tessera, ma se poi ti annullano pure quello allora che lo
dicano. Perché devono fartelo sapere a cose ormai fatte? È troppo
scriverlo su un foglietto e appiccicarlo sulla vetrata dell'ufficio
in modo che la gente sia informata su certi cambiamenti?
Cose da pazzi, e questo da quanto ho
saputo non è successo solamente a me, altri hanno subito la stessa
sorte di dover ritornare il giorno dopo per via del codice fiscale
ormai in disuso.
Ma un po' di tolleranza pure da parte
degli impiegati no eh? E che cavolo, non siamo macchine che non
vedono certe cose. Non penso che siamo arrivati già al punto di
“ognuno per sé e arrangiati come puoi”.
C'è rimasta ancora un pochino di
umanità dentro di noi?
O siamo ormai perduti?
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