giovedì 27 settembre 2012

Della serie... "ma si rendono conto delle stronzate che dicono?"

Questo è un esempio di ciò che ci propina ogni giorno la nostra tv. Non è satira, non è un' esagerazione. É la pura e semplice realtà.
Si sconsiglia la lettura a chi è debole di stomaco.

Annuncio di cronaca; notiziario di un' emittente televisiva locale:

Tragico incidente avvenuto questo pomeriggio a Xxxx. Un bambino di dodici anni è annegato in un laghetto vicino al campetto di calcio in cui giocava da solo. Si suppone che il piccolo nel tentativo di recuperare il suo pallone finito in acqua, non sia riuscito a riguadagnare la riva dopo essersi imprudentemente inoltrato nelle gelide acque.
Un duro colpo per il piccolo centro abitato; i cittadini nel loro cordoglio, shoccati per l'avvenuta tragedia, manifestano tutta la loro solidarietà verso i familiari del bambino.

Stessa notizia trasmessa dalla rai/mediaset:
(Motivo musicale triste di sottofondo. La voce della giornalista è quasi struggente, al limite delle lacrime.)

Il pomeriggio di Xxxx inizia con un tristissimo e shoccante evento. In questa giornata fredda, sotto questa grigia coperta di nuvoloni che sembrano sul punto di lasciarsi andare in una pioggia scrosciante, vi è situato un campetto di calcio spoglio del suo manto erboso. È un terreno in cui l'erba a stento riesce a far capolino dal suolo perennemente calpestato da centinaia di piccole scarpette che si muovono velocemente avanti e indietro ogni giorno a rincorrere il pallone che sembra non volersi mai far raggiungere. Ed è proprio qui, in questo campetto che il piccolo Marco, perché è così che abbiamo deciso di chiamarlo per il rispetto verso la sua famiglia, perché non vogliamo che dicendo il suo vero nome in qualche modo possiamo turbarla, giocava a rincorrere il suo pallone tutto da solo mentre con la fantasia volava felicemente a sognare di impersonare il suo attaccante preferito della squadra del cuore di cui andava fiero.
Marco ha dodici anni e tutto un avvenire davanti a se. Probabilmente... anzi, ne siamo sicuri, sarebbe andato avanti per l'intero pomeriggio fino a tarda sera se il destino non si fosse messo a intralciare il corso degli eventi.
Un destino crudele; crudele come quelle gelide acque del laghetto adiacente al piccolo campo di calcio. Un laghetto sinistro, assassino. Sì, assassino, questa è la parola adatta a lui. Non ci sono altri termini per descrivere quest'enorme e profondo fosso ricolmo del suo liquido scuro come la notte. Il piccolo Marco lo conosceva bene quel lago, c'era vissuto da sempre accanto ad esso. Per lui era semplicemente un placido spettatore delle numerose partite che faceva insieme ai suoi amichetti ogni giorno. Ma le cose sono cambiate all'improvviso. Quel tranquillo spettatore si è voluto prepotentemente protagonista in questo pomeriggio truce. Ha voluto mostrare per intero tutta la sua crudeltà verso quello che sarebbe stato un futuro calciatore. Ma Marco non l'ha temuto, non si è lasciato sopraffare dall'inquietante avversario. Non ha esitato un attimo a lanciarsi nelle sue gelide acque per recuperare il pallone finito accidentalmente nella sua stretta mortale. Marco ha lottato per liberarsene, ma lui non ha mollato la presa. Ha gridato, ha gridato aiuto più forte che ha potuto nella speranza che qualcuno potesse sentirlo, ma lì con lui non c'era nessuno in quel momento. Dove sono i miei amici? si sarà chiesto. Ha lottato, si è battuto fino alla fine finché l'acqua non si è fatta strada nei suoi polmoni soffocando le sua ormai gracili grida.

Ha perso!

Sì; ha perso contro un avversario più forte di lui. Non aveva nessuna possibilità di vincere e si è lasciato andare in quel silenzioso fondale tenebroso. Il suo ultimo pensiero è stato per la sua squadra del cuore, per il suo attaccante preferito che in quel momento si allenava pure lui da qualche parte in un campo di calcio che certamente era migliore del povero quadrato di terra spoglia della sua erba, in cui lui giocava da una vita.
É stato un passante mentre tornava dal lavoro ad accorgersi di quel corpicino galleggiante, ormai privo di vita. Non ha perso tempo e si è tuffato per soccorrerlo ma, ahimè, tutto è stato vano. Quanto avremmo sperato che quella persona fosse passato di lì un attimo prima, e che il miracolo fosse accaduto, che ti avrebbe salvato, così l'indomani, lasciatoci dietro questa brutta avventura, avremmo tutti giocato insieme a te a rincorrere l'imprendibile pallone.
I cittadini sono shoccati e arrabbiati. Quel lago non doveva esserci lì. Doveva esserci almeno una recinzione a circondarlo per evitare tragedie simili. Ma gli errori degli altri si sa, si ripercuotono sempre su chi è incapace di farne fronte. Per il piccolo Marco è stato così, una vita spezzata, ci ha lasciati per lo sbaglio di qualcun altro, quel qualcuno che in questo momento si starà tormentando per non aver agito nel migliore dei modi, e starà facendo i conti con la propria coscienza.
Ma ormai ora è troppo tardi. Ciao Marco, ti ricorderemo sempre così (foto), col tuo sorriso e i tuoi sogni che volano alti lassù nel cielo.

(Il motivo musicale triste si affievolisce lentamente, fino a lasciar spazio alla successiva notizia.)

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